Agricoltura come riscatto. Il progetto “Stare insieme rende forti” si chiude con grandi risultati

L’agricoltura sociale è un’opportunità per tutto il territorio, per le persone, per le comunità. In Italia sono 9 mila le imprese impegnate in questo settore ed il 9% riguarda la Puglia, una regione che ha saputo cogliere gli importanti risvolti occupazionali, inclusivi e di sviluppo che questo comparto può offrire al territorio. Una scommessa in cui crede anche il GAL Daunia Rurale 2020, che ha finanziato il progetto “Stare insieme rende forti”, giunto a conclusione ed i cui risultati sono stati presentati ieri a San Severo, presso la Palazzina Liberty”, nel corso di una giornata ricca di attività e riflessioni. Si è parlato di agricoltura socialedella necessità di mettere insieme l’Ambito Territoriale di San Severo, il Distretto socio-sanitario dell’Asl, le ASP e le aziende agricole del territorio, affinché vengano attivati percorsi di inserimento lavorativo per persone in condizioni di svantaggio attraverso la programmazione del Piano Sociale di Zona.

Si è parlato di “per principio”, il marchio etico a cui aziende ed enti del territorio possono aderire per contrassegnare la gestione dei servizi e la realizzazione dei prodotti che generano benessere per le persone e per le comunità, nel pieno rispetto dei diritti, dei lavoratori, dell’inclusione e della responsabilità etica e sociale. Si è parlato della bellezza dei percorsi educativi, formativi, esperienziali rivolti ai bambini, famiglie, adulti, per avvicinare le comunità alla conoscenza dei prodotti locali, alla loro stagionalità e alla loro degustazione. Si è parlato di persone e di quanto faccia bene sia a loro sia al territorio il loro coinvolgimento nei processi di cura della terra.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra le cooperative sociali Agape (soggetto capofila), Attivamente di San Severo, Medtraining e Ortovolante di Foggia ed ha puntato a migliorare la qualità della vita nelle aree rurali, promuovendo le potenzialità offerte dall’agricoltura sociale che favorisce l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale di persone che vivono in condizioni di fragilità. Una bella occasione per guardare ad un nuovo modello di inclusione che supera la cura e la riabilitazione ordinaria, aprendosi a percorsi che creano un concreto impatto sociale, lavorativo e culturale nei territori.

«Siamo in un territorio sofferente ed operiamo nell’ambito dello sviluppo rurale cercando di creare anche le condizioni affinché il comparto primario, come quello dell’agricoltura, possa crescere contribuendo all’inclusività e al coinvolgimento di quanti provengono da situazioni di svantaggio» ha detto Dante De Lallo, direttore del GAL Daunia Rurale 2020. Antonio Cocco, direttore del consorzio Oltre di cui fanno parte le cooperative sociali Medtraining ed Ortovolante, ha illustrato le finalità del marchio etico. «Il nostro marchio etico vuole rappresentare un elemento di certificazione di qualità etica da parte delle imprese e degli enti che gestiscono un servizio o realizzano prodotti. Imprese ed enti che aderiranno a “per principio” devono avere determinati requisiti come previsto dal disciplinare, a partire dal rispetto di tutte le normative relative alla tutela dei lavoratori, dell’ambiente, dei diritti. L’aspetto più importante è che l’attività guardi soprattutto all’impatto che la propria attività può avere sul territorio, producendo valore sociale con attenzione alle fragilità delle comunità e delle persone che li abitano».

Quello di ieri è stato anche un bel momento di confronto e di ascolto di buone pratiche di agricoltura sociale, come quelle portate avanti da tanti anni dalla Cooperativa Sociale Pietra di Scarto, che a Cerignola gestisce il bene confiscato alla mafia Laboratorio di Legalità “Francesco Marcone” e dalla Cooperativa sociale Altereco, che sempre nei territori di Cerignola gestisce due beni confiscati alla criminalità: Terra Aut e Michele Cianci. Anche Ortovolante ha condiviso la sua esperienza di agricoltura sociale, che in questi anni ha coinvolto diverse persone con problemi di salute mentale che oggi portano avanti l’intera filiera di produzione dell’olio Volìo, dalla raccolta delle olive alla trasformazione. Di qui, l’invito di Carmine Spagnuolo, presidente di Ortovolante di aprire un dibattito sul tema dell’inserimento lavorativa delle persone con fragilità diverse. «Il progetto pone sin da subito la necessità di inserire nell’agenda della programmazione del Piano Sociale di Zona dei percorsi lavorativi destinati a persone che vivono situazioni di svantaggio. Quello che proponiamo, anche attraverso le nostre esperienze di agricoltura sociale, è un nuovo modello da cui ripartire che rappresenta una speranza reale di fuoriuscita dalla cura e dalla riabilitazione, favorendo la riappropriazione dei propri livelli di autonomia e percorsi concreti di inclusione sociale».

Nel corso della mattinata sono stati anche consegnati gli attestati di frequenza a quanti hanno partecipato al percorso formativo “Seminiamo Opportunità”, finalizzato al trasferimento delle metodologie e degli strumenti utili per l’inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio nel settore dell’agricoltura. «Riconoscere nell’agricoltura una possibilità di riscatto -ha concluso Paki Attanasio, presidente del GAL Daunia Rurale 2020 – crea una condizione reale di benessere per l’intero territorio. Grazie alle azioni del Gal, che con lungimiranza ha scelto di puntare su cooperazione ed inclusione, siamo riusciti a trasformare idee in azioni che diventano misurabili e perché no, anche replicabili. Abbiamo offerto un’opportunità a chi abita nell’Alto Tavoliere e soprattutto a coloro che provengono da situazioni difficili e che grazie a questi progetti acquisiscono nuove competenze professionali spendibili nel settore. Prendersi cura della terra vuol dire  prendersi cura anche delle persone».